ETICHETTA PIANESIANA: ROBA CHE SI MANGIA?

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fotoAnche i consumatori più esigenti si debbono arrendere difronte a etichette che non ti dicono se in quel prodotto e quante ci sono sostanze chimiche pericolose all’organismo. L’esempio più eclatante è quello dell’olio che recita il suo grado di acidità, la sua verginità, ma tace sui residui metallosi derivanti dall’impiego di pesticidi. potremmo avere un olio extravergine dop con grado di acidità pressochè vicino allo zero e poi accorgersi da una analisi chimica che è “ricco” di arsenico, cadmio, piombo, mercurio, tutti metalli pericolosissimi per la salute. Chi ci dovrebbe tutelare al riguardo è in primo luogo l’EFSA l’agenzia europea per la sicurezza alimentare che ha sede a Parma. Per quanto questa istituzione abbia fatto notevoli interventi in materia siamo ancora lontani dal poter mettere sulla tavola cibi sicuri. Infatti le normative e i dispositivi individuati “pendono” più a favore degli aspetti commerciali che della protezione della salute. Così i controlli si fanno a campione (molto, ma molto radi), si lavora su presunte stime di dosi giornaliere o settimanali di sostanze dannose ammesse, su revisioni delle import tollerance (i livelli di sostanze chimiche ammesse nei prodotti extra Ue) al ribasso, su etichette che non dicono nulla, il caso più eclatante riguarda le bevande alcoliche (l’alcol che noi beviamo con vino, birra e liquori) che inserite nel gruppo 1 (sicuramente cangerogene per l’organismo umano) dall’OMS non recano nessun warning per la salute e nemmeno sul quantitativo di acetaldeide la molecola base dell’etanolo che contengono. In questo desolante contesto piccole luci si sono accese a fare chiarezza su cosa mangiamo. Una delle più importanti è quella della etichetta trasparente pianesiana, nome molto difficile da pronunciare che deriva dal suo inventore mario pianesi fondatore dell’associazione onlus “UPM – un punto macrobiotico”. Questa associazione insieme a Camera di Commercio di Genova organizzerà un importantissimo convegno il 27 giugno prossimo. Un mondo tutto da scoprire su come etichettare gli alimenti e la cosa più bella prevista dalla super etichetta è quella che “obbliga” i produttori a dichiarare i trattamenti: da quelli semplici (la poltiglia bordolese) a quelli più aggressivi (diserbanti chimici). Le notizie interessanti non si fermano qui, come molti sanno, ma non tutti, l’alimentazione macrobiotica è sicuramente uno stile di vita ma è anche e soprattutto un corretto rapporto con il cibo. Dietro l’etichetta Pianesiana, che è stata al centro di un incontro il 29 maggio alla  “tavola” del UPM di Nervi (vedi foto) ci sono stati offerti preziosi suggerimenti, importanti informazioni, nuove conoscenze. I consumatori devono alzare il tiro su questo tema, riprendere con maggior vigore le battaglie per un mangiare sano, fare da cassa di risonanza su un tema così importante per la qualità della vita, incalzare la politica perchè rompa gli indugi e protegga di più la salute dei cittadini a partire dalla qualità del cibo.
 
(foto: CENA MA-PI 5 al UPM di Nervi a sinistra: Sergio Carozzi – Camera di Commercio, Germano Gadina – Coldiretti, Furio Truzzi – Assoutenti, Franco Macchiavello – Ministero Agricoltura / a destra: Enrico Vesco – buongustaio, Stefano Caracciolo Presidente UPM Genova, Teresa Tacchella – Luciano De Angelis soci UPM Genova)